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ENPAP: una strada in salita

di Rolando Ciofi, pubblicato il 20/02/2007, fonte Simposio, Anno 3, numero 1, marzo 2007

tag: enpap, cassa previdenza, elezioni

E' facile scivolare in posizioni demagogiche e poco costruttive quando si parla della Cassa di Previdenza. Per questo motivo ho deciso di pubblicare integralmente la lettera ricevuta lo scorso mese di ottobre da Cultura e Professione, gruppo politico professionale certamente non riconducibile al Mo.P.I. (anzi talvolta nettamente antagonista). Ovviamente non condivido tutto ciò che scrive Emanuele Morozzo della Rocca, ma ritengo che dalla sua missiva ben emerga l'attuale situazione di disagio nella gestione dell'Ente.

Personalmente vedo il problema previdenziale sia come un problema generale sia come un nodo della politica professionale della categoria. Sul piano generale, di competenza non nostra, bensì della politica e del Governo, individuo tre grandi temi:

  • La questione dell'età pensionabile. La popolazione invecchia. Dal mio punto di vista l'età pensionabile dovrebbe seguire il trend ed elevarsi. Con le dovute eccezioni per i lavori usuranti, mi sembrerebbe del tutto ovvio portare l'età pensionabile di tutti i lavoratori, uomini e donne, a 65 anni, la stessa età del resto prevista per la nostra comunità (per la quale comunità vista la peculiarità del lavoro meramente intellettuale, nulla vi sarebbe di scandaloso se tale limite venisse ulteriormente elevato di qualche anno).
  • La questione assistenziale: Il vero problema pratico credo che non sia quando andare in pensione ma la tranquillità di poter usufruire, qualora le capacità produttive, per malattia o per accidente, diminuiscano, di forme di assistenza tali da poter garantire continuità nella qualità della vita.
  • La questione contributiva: Ritengo che tutti i soggetti che producono reddito debbano essere messi dallo stato nella condizione di poterne e doverne accantonare una percentuale adeguata al conseguimento di una pensione dignitosa. E per dignitosa intendo tendenzialmente tale da consentire il mantenimento del livello di qualità della vita precedente al pensionamento. Dunque trovo ovvio il fatto che noi liberi professionisti dovremmo versare percentuali di reddito molto superiori al 10% che attualmente versiamo. Ma il problema è che dobbiamo essere messi nella condizione di poterlo fare. Ed oggi così non è.
Solo dunque una riforma di grande respiro potrebbe generare quelle risorse adeguate ad un vero riequilibrio previdenziale (e non solo, più in generale dei conti dello stato).

Ma l'ENPAP è il nostro Ente previdenziale, noi ne abbiamo la responsabilità della gestione. Esiste dunque un diverso livello che ci compete direttamente. Sempre dal mio punto di vista le casse autonome sono elementi costitutivi dell'identità delle comunità di riferimento e dunque possono fare molto. Non scivoliamo però nel pensiero onnipotente. I limiti sono severi. Non possiamo cioè intervenire strutturalmente sulla complessa questione sopra delineata ma semplicemente affrontarne qualche specifico aspetto nell'interesse della nostra comunità.

- Possiamo far rendere bene il nostro patrimonio (le ingenti perdite del passato rappresentano un brutto capitolo in questa direzione).

- Possiamo investire i nostri denari come motore, 'volano' dello sviluppo e la crescita produttiva della nostra comunità. Sia pure dentro l'argine costituito dal fatto che il denaro deve rendere, siamo liberi di scegliere il come il dove e il quando dei nostri investimenti. E molto più di quanto oggi non si faccia potrebbe essere fatto per creare opportunità di lavoro e reddito ai colleghi.

- Possiamo ridurre i nostri costi di gestione. Non pare a nessuno che garantire più di 30 buoni stipendi mensili agli organi statutari sia un poco esagerato? Siamo tutti convinti che serva ad una migliore gestione democratica? Non sarebbe sufficiente un unico Consiglio di Amministrazione di nove membri e una ventina di stipendi risparmiati? Sono dubbi che ogni tanto mi vengono.

- Possiamo aumentare il contributo integrativo dal 2% al 4% (il contributo che pagano i nostri committenti) se ciò è finalizzato ad una buona politica dell'assistenza (che vuol dire assicurazioni, assegni di premorienza etc.).

- Possiamo aumentare ma solo volontariamente, per i colleghi che possono e vogliono, il contributo soggettivo dal 10% al 19% ed anche oltre. Ma solo per i colleghi che possono e vogliono, poiché la comunità nel suo complesso, se non cambia qualcosa su altri versanti (IRPEF, IVA. IRAP etc...) non se lo può consentire.

Ma la cassa manda l'impressione di essere allo sbando, priva cioè di vere strategie e guida autorevole. E ciò dispiace. Ben venga allora l'appello di Cultura e Professione a favore di una intesa generale tra chi ha davvero bisogno dell'ENPAP poiché in quell'Ente c'è il suo futuro previdenziale, isolando chi, garantito da altre forme pensionistiche, vede la Cassa come palestra per i propri giochi di potere.

Questo è il testo della lettera pervenutami da Cultura e Professione:

A Consiglieri CdA e CIG Enpap
dott. Rolando Ciofi Segretario Generale MoPI
dott. Stefano Crispino Presidente Consiglio Nazionale SIPAP
dott. Demetrio Houlis Lista per l'Enpap
dott. Mario Sellini Segretario Generale AUPI

Roma, 25.10.06

Gentili Colleghi,
è da tempo che l'ENPAP si trova in cattive acque riguardo a ciò che si può definire la stabilità del governo all'interno dell'Ente. Manca una maggioranza che dia la possibilità di avere un terreno saldo entro cui sviluppare politiche che abbiano uno slancio strategico e che possano mettere in cantiere qualcosa che vada oltre l'orizzonte della sera che viene.

Sappiamo quanto ci sia bisogno di un rapporto forte e chiaro con i nostri colleghi per creare le condizioni di mobilitazione che consentano di negoziare -con il potere politico innanzitutto- nuove condizioni di previdenza per gli psicologi e la programmazione della creazione di ricchezza per la nostra professione: rigido e veritiero contingentamento degli accessi alla formazione e investimento sulla psicologia nella legislazione come nelle prassi amministrative di assunzione. L'attuale normativa ci porterà infatti ad avere pensioni assolutamente inadeguate e ciò costituisce un gravissimo fattore di debolezza economica, di identità e di immagine per la psicologia.

La necessaria compattezza non può essere garantita dalle condizioni esistenti attualmente all'Enpap, al di là dello slancio di singoli.

Non solo. Il rischio a cui andiamo incontro -e che abbiamo toccato con mano in questi mesi- è la paralisi, scongiurata fino ad oggi da una residua -ma limitata- capacità delle forze di politica professionale rappresentate nel CdA e nel CIG di trovare volta per volta la soluzione necessaria, spesso con convergenze realizzate sul momento.

La competenza e il senso di responsabilità del nostro collega presidente Demetrio Houlis accompagnano questo processo, per cui alcune scelte sono state finalmente effettuate quali ad esempio l'improcrastinabile nomina del Direttore Generale, dopo la decisione di parte del CdA di non rinnovare il contratto al precedente Direttore. Maggioranze di delibera, del giorno per giorno.

Cultura e Professione è saldamente dentro al patto elettorale realizzato prima delle elezioni con i colleghi di 'Lista per l'Enpap'. C&P è altresì un raggruppamento di politica professionale distinto, con una propria storia, con proprie specificità e con un forte radicamento nella realtà professionale del Lazio dove si manifestano -spesso in maniera esacerbata e anticipatamente- le complessità e le difficoltà della situazione professionale che caratterizza la psicologia, anche per l'alta concentrazione di colleghi che rappresentano poco meno di un quarto della popolazione nazionale.

Cultura e Professione ha avuto un naturale avvicendamento alla sua direzione dove Mario Ardizzone, come sapete tra i fondatori di C&P e sua massima espressione dalla fondazione ad oggi, ha ritenuto di ridurre il suo impegno operativo nell'Associazione pur continuando ad accompagnarla dall'interno del Direttivo. In questa fase è stata pertanto conferita a me la maggiore responsabilità di direzione ed è in questa veste, per l'appunto, che scrivo queste righe.

La situazione dell'ENPAP va affrontata con senso di responsabilità da parte di tutti noi, tanto più sapendo che non si intravedono soluzioni a portata di mano. Anche mettendo tra parentesi quanto fin qui accaduto e che ha determinato l'attuale stato di crisi. E' un bene supremo che va preservato e non può essere in alcun caso osservato con indifferenza andare alla deriva. Non può e non deve essere una merce di scambio per nessun tipo di 'strategia'.

Cultura e Professione chiede a tutte le forze rappresentate all'ENPAP di lavorare a un patto istituzionale di legislatura, sulla base di una convergenza su alcune opzioni urgenti e cruciali, che consenta di arrivare in maniera proficua a fine mandato.

I punti di convergenza -e le gambe per farli camminare- andranno evidentemente stabiliti tra coloro che sono disposti a mettersi attorno ad un tavolo lasciando da parte diffidenze o artifizi.

Non proponiamo alleanze 'strategiche' fondate su una comunanza di valori e prassi, perché non sembra al momento essercene le condizioni, ma è necessario trovare i punti possibili di attuale convergenza. Si tratta più prosaicamente -ma quanto l'Ente ne ha bisogno!- di realizzare un accordo 'istituzionale' strettamente connesso a questa legislatura e al perseguimento di obiettivi definiti e delimitati su cui stringere un patto tra gentiluomini.

Per quanto riguarda Cultura e Professione alcuni punti irrimediabilmente urgenti sono:
  • Definizione, attraverso il confronto interno ed esterno all'Ente, delle proposte di modifica del nostro inadeguato sistema previdenziale basato sull'attuale sistema di calcolo. Portarle con forza all'attenzione degli iscritti, del mondo politico e degli addetti ai lavori, attraverso forti sinergie con le altre professioni e una campagna di mobilitazione.
  • Intervenire incisivamente a tutti i livelli sui mass media per orientare l'opinione pubblica e condizionare il potere politico sulla realtà che attenderà legioni di professionisti, non solo psicologi.
  • Intervenire per la creazione di ricchezza per la nostra professione -anche con un coordinamento con gli ordini- negoziando con il potere politico a monte un rigido e veritiero contingentamento degli accessi alla formazione commisurato al reale fabbisogno rilevato e a valle una seria assunzione da parte del potere politico e amministrativo del valore aggiunto (in termini sociali, civili ed economici) portato dalla psicologia adeguandosi allo standard di molti paesi europei.
  • In questo quadro è opportuno che la composizione degli organi statutari dell'Enpap (CdA e Cig) siano composti proporzionalmente al numero di liberi professionisti e di dipendenti pubblici iscritti alla cassa e al loro relativo fatturato, quota da ricalcolare al momento del rinnovo degli organismi. E' corretto che il diritto di rappresentanza venga pienamente realizzato, in funzione delle quote versate e sulla base del criterio di prima pensione o di pensione aggiuntiva a quella che verrà erogata da un altro ente previdenziale.
  • Ripristinare una corretta comunicazione con gli iscritti che è ora estremamente carente e avvilente, tramite la regolare uscita del Notiziario e la diffusione piena delle informazioni a tutti i livelli.
  • Proseguire sulla strada della buona amministrazione, della politica di investimenti effettuata e incrementare il risparmio delle spese di funzionamento dell'Ente.
  • Affermazione piena di una concezione solidaristica ed equitativa della previdenza obbligatoria, sia a livello intergenerazionale che intra-generazionale anche attraverso adeguati servizi agli iscritti.
  • Accelerazione della strada intrapresa per la creazione di un completo sistema di tutela assistenziale.
Cari colleghi, non è più il tempo delle tattiche o dell'immobilismo. E' necessario lasciare da parte i propri rivoli personali e di organizzazione e occuparci insieme delle sfide che ci arrivano dal futuro, dal tempo cioè in cui i nostri colleghi, e molti di noi con loro, ripenseranno mesti e avviliti alla loro vita professionale, alla luce della povera condizione in cui la legge attuale li costringerà. Cancelliamo questo futuro per costruirne un altro.

Rimango in attesa di un riscontro a questa lettera di Cultura e Professione e intanto colgo l'occasione per inviarvi i migliori saluti.

f.to Emanuele Morozzo della Rocca
Presidente di Cultura e Professione.



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