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Convenzioni
Dalla Lombardia il sì definitivo al tavolo Ordini - Associazioni
Il Sole 24 Ore, 07/04/2004
Due anni di lavoro e un inatteso stop la settimana scorsa. Ma alla fine, con una larga convergenza trasversale, il Consiglio regionale della Lombardia ha dato il via libera, ieri mattina, alla nascita della Consulta delle professioni. In pratica, un tavolo "di concertazione", un organismo consultivo che avrà il compito di studiare problemi legati allo svolgimento dell’attività professionale. E ancora, monitorare il trend delle professioni emergenti, tutelando, con adeguate iniziative, anche i professionisti non iscritti ad alcun Ordine, Albo o associazione. Tra gli obiettivi, anche garantire una migliore qualità delle prestazioni e nel rapporto con gli utenti, nonché esprimere pareri sulle proposte di legge in materia di pianificazione economica. Il testo, relatore Paolo Danuvola (Centro sinistra-Margherita), ha accorpato tre precedenti proposte di legge "targate", rispettivamente, An, Lega e Margherita. Tanto che il voto contrario è stato espresso solo dai radicali (per i quali si tratta di un’«involuzione corporativa»), mentre Rifondazione comunista e Verdi si sono astenuti. «Con questa legge — ha detto il presidente della commissione Commercio e formazione professionale, Pietro Macconi — nasce una collaborazione tra Regione e professionisti che permetterà di ridurre la distanze tra istituzioni e cittadini». «L’organismo — ha spiegato Paolo Danuvola — costituirà un’opportunità sia per chi ha consolidata esperienza ordinistica sia per quanti esercitano attività emergenti». Soddisfazione è stata espressa anche da Maria Chiara Bisogni (Ds) che ha sottolineato «come i lavori della Consulta possano consentire alla Regione Lombardia di promuovere la qualità dei servizi delle associazioni professionali e di indagare una realtà lavorativa nuova ed emergente». Plaudono all’iniziativa anche le associazioni professionali. Per Claudio Antonelli di Apco (l’associazione dei consulenti di direzione ed organizzazione), «la Consulta, costata due anni di lavoro anche in collaborazione con associazioni di natura ordinistica, non ha copertura finanziaria ma un grande valore simbolico di dialogo tra le categorie e di riconoscimento dei professionisti nel tessuto economico regionale». «Si apre — secondo Massimo Maggiaschi, dei tributaristi Ancot — un tavolo di concertazione che potrà stimolare anche il legislatore nazionale ad approvare la riforma delle professioni attesa da tutte le categorie». Riccardo Alemanno dell’Int (Istituto nazionale tributaristi) sollecita l’emanazione «del regolamento di attuazione, senza il quale si rischia, come è avvenuto in Calabria, di non rendere operativa la Consulta». Per Roberto Falcone, presidente dei tributaristi Lapet, la Consulta «valorizzerà la libera attività come prospettiva occupazionale e favorirà il dialogo tra libere associazioni e Ordini». «Una notizia positiva» anche per Gian Battista Stoppani, presidente dell’Ordine dottori commercialisti di Milano, «in un momento in cui il baricentro si sposta a livello regionale diviene sempre più importante ascoltare chi rappresenta il tessuto locale». Cauti, invece, gli avvocati. Per Paolo Giuggioli, presidente dell’Ordine forense di Milano, «bisognerà mettere paletti chiari alla funzione della Consulta di promuovere la qualità delle prestazioni. Una formulazione troppo vaga che rischia di entrare in collisione con la deontologia che è prerogativa esclusiva degli Ordini». Una voce critica, invece, quella di Ezio Maria Reggiani (presidente del sindacato nazionale ragionieri), che si chiede perché «siano stati esclusi dalla Consulta proprio i sindacati che sono riconosciuti come parti sociali».