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Politiche dissennate e logiche conseguenze

di Rolando Ciofi, pubblicato il 22/09/2011, fonte Mo.P.I.

tag: opl, articolo 21, codice deontologico, carta etica, sentenza, milano, tribunale, counseling

Nel mondo variegato del counseling italiano la sentenza del Tribunale di Milano non è, come era ovvio, passata inosservata. Naturalmente vi sono varie ed articolate posizioni, ma sono rimasto colpito dalle riflessioni di un direttore di una di tali scuole che, serenamente, mi diceva di quanto il problema gli apparisse inesistente.

Sostanzialmente - questa la riflessione - se gli psicologi non possono o non vogliono insegnare nelle nostre scuole, li sostituiremo con chi abbia ugualmente le adeguate competenze, ma psicologo non è. Vi sono moltissimi psicoterapeuti medici, psicopedagogisti, counselor senior, preparati e disponibili. Di più, sta diventando preciso interesse delle scuole di counseling non avere a che fare con gli psicologi che, come si vede, portano solo tensioni.

Il ragionamento non fa una piega. È il seme della precoce autonomizzazione, da me ampiamente prevista, di una professione ancora giovane. Facile prevedere che in tempi non lunghi questo pensiero diventi comune tra le principali associazioni professionali di counseling. E se queste, tutte insieme, decidessero di non affidare più incarichi di docenza a chi risultasse iscritto all'Ordine degli psicologi, a questi ultimi non rimarrebbe che scegliere... o abbandonare le docenze o cancellarsi dall'Ordine.

Mi si dirà che questo è un rischio limitato poichè molte scuole di counseling sono di proprietà di psicologi. Vero solo in parte, ma quand'anche fosse, la scuola è pur sempre una impresa, e nessuno sta pensando di vietare agli psicologi di fare impresa. Vale la pena di infilarsi in contenziosi a non finire quando la via più semplice sarebbe quella di dare ragione all'Ordine? Non volete insegnare nelle scuole di counseling? Bene, le scuole di counseling vi accontentano.

Veramente una brutta evoluzione quella che si va profilando e che finirà con il far saltare qualche migliaio di incarichi ad una categoria professionale che già certo non brilla per tasso di occupazione. Ma rimarranno pur sempre le cooperative, nelle quali potremo fare concorrenza agli educatori a tariffe orarie oscillanti tra i 7 e i 12 euro.

Rimarrà anche una bella ed eroica idea di aver tutelato, con il nostro sacrificio, la nostra utenza. Che finalmente non farà più confusione tra psicologia e counseling. Già. Peccato che che sia una pia illusione. La nostra utenza è divisa tra chi sa ben riconoscere le varie figure professionali del mondo psi e chi non lo sa fare. Questi ultimi non distinguono ora uno psichiatra da uno psicologo da un counselor e continueranno a non distinguerlo neppure dopo.

Altre sono le politiche che occorrerebbero per la professione. Politiche culturali, per far conoscere chi siamo e cosa facciamo. Politiche formative per mantenere standard di aggiornamento costantemente certificati e di alto livello. Politiche economiche che consentano una vera concorrenza tra colleghi. Politiche organizzative che sostituiscano un Ordine ingessato con una molteplicità di associazioni professionali vive.



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