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Lettera aperta a Luigi Cancrini

a cura di Rolando Ciofi, pubblicata il 11/01/2008

Caro Luigi, come ben ricorderai ho lavorato fianco a fianco con te e con numerosi altri colleghi, medici e psicologi, nella fase pionieristica di preparazione della proposta di legge. Il Mo.P.I. contribuì non poco alla raccolta delle 50.000 firme che insieme andammo a consegnare all'allora Presidente del Senato Marcello Pera. E pochi giorni dopo il Ministro Sirchia dalle pagine del Corriere si esprimeva in modo molto promettente.

Poi per molto tempo il buio, e dopo la tua elezione in Parlamento finalmente il rilancio dell'iniziativa. Francamente penso che il mondo della psicoterapia quello medico e quello psicologico, ti debba essere grato per l'impegno profuso e ancor più grata ti debba essere la società nel suo complesso, in particolar modo quella dei deboli, degli emarginati, delle classi subalterne che se la legge passasse, indipendentemente dalle conflittualità tra medici e psicologi, otterrebbe un qualche beneficio ora non possibile. Per questo motivo, se provo ad immedesimarmi nel tuo ruolo di politico prima ancora che di psicoterapeuta, non avrei alcun dubbio nel portare avanti la legge comunque anche a costo di pesanti compromessi e di inevitabili strascichi polemici. Per un politico il vantaggio collettivo non può, a mio avviso, essere subordinato a questioni di conflittualità corporativa.

Detto questo la legge così come sta passando ferisce profondamente la psicologia professionale italiana e riapre in modo virulento una conflittualità mai completamente sopita tra il mondo della psicologia e quello della medicina. A parte l'ovvia considerazione del fatto che ciò non porterà nulla di buono nel rapporto immediatamente futuro tra questi due mondi, vi è un'altra questione di spessore assai maggiore sul piano culturale. Io credo che la medicalizzazione spinta della psicoterapia non giovi nè ai medici nè agli psicologi. Il progetto rischia banalmente di naufragare per il motivo che la classe medica si troverebbe in mano uno strumento che sa usare in modo assolutamente parziale e rudimentale. Non occorre certo ricordare a te che la psicoterapia non è riconducibile alla farmacologia nè occorre ricordarti che la maggior parte della classe medica, maggioranza degli psichiatri compresa, ha una formazione che la porta, a voler essere benevoli, a considerare in modo quantomeno riduttivo le potenzialità della psicoterapia. Una volta che il disegno diventasse legge non sarebbero pochi medici psicoterapeuti illuminati, che pur ci sono, a gestirlo, ma la classe medica nel suo complesso, con i suoi stereotipi, le sue rigidità la sua non completa padronanza della materia.

Credo che le petizioni, assolutamente giuste e da me condivise, che in questi giorni gli psicologi stanno organizzando, non avranno gran peso in un Parlamento dove il rapporto di forza tra le due categorie è assolutamente sbilanciato. Ciò nonostante ritengo mio dovere invitare tutti gli associati del MoPI e tutti i colleghi che di me hanno stima a sottoscrivere questa petizione.

Credo anche che nella tua qualità di relatore tu potresti bloccare tutto ma non lo farai, io non lo farei. Avremo così, se il Governo non cadrà prima del completamento dell'iter, una cattiva legge, che funzionerà male, originerà contenziosi tra le comunità professionali dei medici e quelle degli psicologi, sarà applicata con difficoltà. Ma sarà pur sempre un passo verso l'accesso alla psicoterapia da parte di fasce di popolazione che ad oggi ne sono escluse.

Credo ancora che questa spiacevole situazione dovrebbe farci ulteriormente riflettere tutti, politici per primi, sulla necessità di riformare radicalmente l'organizzazione delle professioni nel nostro paese. E' l'ennesima dimostrazione che le battaglie corporative impoveriscono tutti, e nuociono alla società. Se la psicoterapia fosse disciplina autonoma, come è nella sua storia, e non riserva professionale di medici e pscologi, certo il problema potrebbe essere affrontato diversamente.

Sono certo che farai tutto il possibile sia per far passare comunque la legge, sia per apportare anche in extremis quei correttivi che non la rendano una brutta e poco applicabile legge.

Con la stima di sempre

f.to Rolando Ciofi



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