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Da ottobre più facile lavorare in UE

Associazione Enzo Tortora, 30/06/2007

Tempi rapidi per il recepimento della direttiva Uè sul riconoscimento delle qualifiche. Così ha fatto sapere la scorsa settimana il dipartimento delle politiche comunitarie al presidente Lapet, Roberto Falcone, che in qualità di segretario generale di Assoprofessioni è stato convocato da Gianfranco Dell'Alba, capo di gabinetto del ministero delle politiche comunitarie, per relazionare proprio sul punto di vista della confederazione delle associazioni delle professioni non regolamentate in merito alla trasposizione della direttiva nel nostro paese. Osservazioni che sono state valutate positivamente dal dipartimento, con la promessa che il recepimento della direttiva avverrà quanto prima. I tecnici del ministero sono già al lavoro. Del resto, la direttiva qualifiche dovrà essere recepita entro ottobre di quest'anno.

Strettamente collegata alla direttiva servizi, la disposizione, adottata nel 2005, sarà applicata a tutte le professioni regolamentate, siano esse esercitate come lavoro autonomo o dipendente (escluse le attività rientranti nell'esercizio di poteri pubblici), e consentirà al beneficiario di accedere nello stato membro di accoglienza alla professione per cui è qualificato e di esercitarla con gli stessi diritti dei cittadini nazionali. Essa favorirà la libera circolazione dei lavoratori, nonché una maggiore flessibilità dei mercati del lavoro e dei servizi. L'obiettivo finale, come fu stabilito nel 2000 a Lisbona, da tutti gli stati dell'Unione europea riuniti per decidere sul futuro della stessa Comunità, resta quello di basare l'economia «sulla conoscenza più competitiva e dinamica» entro il 2010. Punto di partenza comune anche alla riforma delle professioni, che per il segretario generale di Asso-professioni rappresenta la base fondamentale per il completo recepimento della direttiva sul riconoscimento delle qualifiche professionali. Falcone lo ha messo in evidenza anche nell'ultimo incontro al dipartimento delle politiche comunitarie, rilevando che «discriminazioni tra professionisti di paesi diversi e limiti al reciproco riconoscimento si potranno evitare, come prevede la stessa direttiva qualifiche, solo e soltanto quando si darà seguito al riconoscimento delle nuove professioni». Se dunque la riforma delle professioni e, nella fattispecie, il riconoscimento delle professioni non saranno approvati contestualmente al recepimento in Italia della direttiva qualifiche, entro il prossimo autunno, l'Italia non potrà perciò dirsi in grado di aver rimosso tutti gli ostacoli alla libertà di circolazione dei professionisti. E dovrà risponderne davanti al Consiglio europeo. Nel frattempo, però, il tempo stringe e il nostro paese deve adeguarsi alle norme comunitarie. Ecco perché il ministro Emma Bonino ha voluto confrontarsi con la confederazione delle associazioni delle professioni non regolamentate. La riforma delle professioni, nonostante proclami e promesse, al di là del normale svolgimento delle audizioni parlamentari per la concertazione con le categorie, resta arenata in parlamento. E rischia di creare un doppio problema per i professionisti italiani, da una parte ancora privi di un legittimo riconoscimento dopo oltre 20 lunghi anni di attesa, dall'altra penalizzati anche in Europa nonostante l'applicazione di una direttiva comunitaria, che però non ha le gambe su cui reggersi. È bene comunque precisare che la direttiva qualifiche non può direttamente riconoscere le professioni in quanto il dipartimento delle politiche comunitarie deve attenersi all'esercizio di quelle che sono le sue deleghe. Ma Assoprofessioni suggerisce una strada percorribile che permette di raggiungere l'obiettivo superando gli ostacoli, anche quando sono normativi, come in questo caso. Al capodi gabinetto del ministro FìmiBiBl Falcone ha proposto: «Si può pensare di individuare nella direttiva qualifiche specifici percorsi formativi che permettono l'accesso alle professioni, anche a quelle non riconosciute in Italia. In tal modo, la stessa professione sarà riconosciuta indirettamente nel momento in cui l'Autorità nazionale dovrà certificare che il professionista ha conseguito l'attestato rilasciato dopo la frequenza di questi percorsi formativi, propedeutici appunto allo svolgimento della professione. Anche le associazioni, quindi, che fanno riferimento a quelle professioni riconosciute appunto dai citati percorsi formativi, potranno legittimamente partecipare alle piattaforme comuni, necessarie per colmare eventuali altri limiti al reciproco riconoscimento, obiettivo principale della direttiva comunitaria».

L'idea è stata condivisa dal ministero delle politiche comunitarie, che al momento la sta valutando nel concreto per trasformarla in norma. Certo, l'auspicio di Assoprofessioni è che nel frattempo la riforma delle professioni prosegua celermente il suo iter parlamentare e sia approvata al più presto, magari entro la fine dell'anno come il governo stesso ha annunciato. È non soltanto per consentire l'effettiva applicazione della direttiva sul riconoscimento delle qualifiche professionali in Italia. Ma anche per rispondere nella maniera più adeguata alle aspettative dei professionisti e alle oggettive istanze ed esigenze dell'intera collettività nazionale e comunitaria



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