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Catricalà: gran parte degli Ordini in ritardo sulle riforme

Alice, 29/06/2007

Il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, bacchetta la "maggior parte" degli Ordini professionali che non hanno ancora adeguato i propri codici alle norme previste dal decreto Bersani di luglio 2006: lo stop alle tariffe fisse o minime, al divieto di pattuire compensi parametrati al raggiungimento di obiettivi, al divieto, anche parziale, di svolgere pubblicità e al divieto di fornire servizi professionali con società interdisciplinari. Il termine di adeguamento scadeva il 1 luglio.

Catricalà, parlando in un'audizione davanti alle commissioni Giustizia e Attività produttive di Montecitorio sulla riforma delle professioni, ha sintetizzato i primi risultati dell'indagine dell'Antitrust sul recepimento nei codici deontologici degli ordini professionali dei principi di concorrenza. "Devo osservare - ha detto Catricalà - che mentre alcuni ordini si sono mostrati collaborativi, tra questi va menzionato il Collegio dei geometri, quello dei periti industriali e quello dei farmacisti che hanno inviato una nuova bozza del codice deontologico in cui sono stati recepiti quasi tutti i suggerimenti proposti dai nostri uffici, la maggior parte degli Ordini si è invece mostrata assai meno pronta e disponibile". Vi è la necessità invece di "porre un freno al proliferare del sistema ordinistico e degli albi che francamente costituisce un apparato di controllo sproporzionato e costoso".

Catricalà ha tenuto a ribadire che "gli sforzi dell'Autorità sono volti a promuovere un processo di modernizzazione delle professioni, senza che ciò comporti un loro snaturamento, che sarebbe del resto contro l'interesse degli stessi consumatori".

Il presidente dell'Antitrust ha poi sottolineato i "tentativi, più o meno espressi, di riservare" la disciplina della formazione a "strutture facenti capo agli Ordini. A questi ultimi - ha detto Catricalà - spetta una funzione importante nel definire i criteri di accreditamento degli eventi formativi, che però devono avere natura obiettiva e non discriminatoria e favorire il pluralismo delle istanze formative".



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