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Professioni calde al centro

Maria Carla De Cesari, Il Sole 24 Ore, 23/04/2004

Le professioni "patrimonio" dello Stato. Che rivendica competenze esclusive non solo per le attività intellettuali (incardinate o meno in Albi e Ordini), ma anche per le riserve di categorie non intellettuali. Lo schema di decreto legislativo che oggi arriva in Consiglio dei ministri dovrebbe mettere fine all’incertezza sui confini della potestà legislativa concorrente tra Stato e Regioni apertasi con la riforma costituzionale del 2001. Il ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia, che ha curato l’elaborazione del testo, parla di «una fotografia delle competenze attuali, sulla base della normativa e della giurisprudenza». Insomma, si tratta di "uno scatto oggettivo" per evitare sconfinamenti indebiti da parte delle Autonomie. Queste ultime avranno modo di dire la loro, anche se — va detto — poche si sono esercitate sulle nuove prerogative e il bacino delle professioni è rimasto quasi inesplorato. Gli Ordini hanno salutato la versione "finale" del decreto La Loggia con soddisfazione poiché — spiega il sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti, che aveva sollecitato cambiamenti al testo originario — costituiscono esclusiva dello Stato i "cardini" delle professioni intellettuali. E cioè: l’individuazione delle figure, la disciplina di percorsi formativi, tirocini e requisiti di accesso, le deroghe alla disciplina della concorrenza dettate da interessi costituzionalmente garantiti e anche — si è aggiunto — «per ragioni imperative di interesse generale». La parola spetta solo allo Stato anche per l’organizzazione amministrativa e le competenze di Ordini e Collegi. L’esclusiva, inoltre, si estende anche alle riserve di attività per le professioni non intellettuali (come il maestro di sci). «Sono contento — aggiunge Vietti — di aver alzato la voce rispetto ad alcuni passagggi dubbi della prima versione del testo. In seguito, il ministro La Loggia ha convocato un paio di riunioni con la Giustizia e l’Istruzione. Con il risultato di una razionalizzazione del decreto. Ora la prima parte è dedicata ai principi fondamentali e la seconda alle esclusive dello Stato. Non solo: si è precisata anche la portata dell’equiparazione tra attività professionale e impresa ai fini della disciplina sulla concorrenza che all’inizio era espressa in modo generico. Infatti, abbiamo fatto salvo quanto previsto dalla normativa, e non solo dalla legge». E lo spazio delle Regioni? Lo schema di decreto legislativo lo collega alla formazione professionale. La competenza delle Autonomie, secondo la relazione, sembra si possa riferire alle professioni «per le quali sono già sufficienti gli interventi formativi regionali», nel rispetto della «legislazione esclusiva dello Stato e degli altri limiti della Costituzione». La dialettica in Conferenza Stato-Regioni dirà se lo spazio è ritenuto sufficiente. Intanto, sulla base del decreto La Loggia, Vietti rilancia la proposta della commissione ministeriale sulla riforma delle professioni. «Dove è finito il progetto? Vorrei saperlo anch’io, tanto più — commenta Vietti — che gli Ordini avevano ricevuto assicurazioni dal ministro Castelli che il testo sarebbe diventato la proposta di riforma del Governo. A questo punto, l’Udc porrà il problema della priorità legislativa: non siamo più disponibili a far passare avanti altri provvedimenti finché non avremo garanzie sul destino della riforma».



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