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Una mutua di assicurazione per tutelare i professionisti

Stefano Sansonetti, Italia Oggi, 22/04/2004

Una mutua assicurativa costituita da tutti i professionisti per dare copertura alle responsabilità connesse all'esercizio dell'attività professionale. Una soluzione che tra l'altro permetterebbe di contrastare l'insorgenza di cartelli tra le imprese assicuratrici e di evitare la formazione di prezzi iperbolici. Il tutto in attesa che entri in vigore l'assicurazione obbligatoria, consentendo intanto alle categorie professionali di prepararsi ad accogliere questo atteso passaggio.

Si articola in questi termini la proposta avanzata ieri a Roma dal presidente della Cassa forense e dell'Adepp, Maurizio de Tilla, nel corso di un seminario sul quadro normativo delle assicurazioni che si è svolto presso la sede dell'ente previdenziale dell'avvocatura. L'incontro, che si inserisce nel ciclo di convegni organizzati dalla Cassa e dedicati al diritto dell'economia, è stato introdotto dal presidente della commissione attività produttive della camera, Bruno Tabacci, che ha tracciato il quadro economico all'interno del quale si inserisce la discussione ancora in atto sul disegno di legge di riforma del risparmio. Un discorso nel quale Tabacci ha ribadito le critiche nei confronti del sistema bancario per i recenti scandali finanziari e ha rilanciato la necessità di prevedere un mandato a termine per il governatore della Banca d'Italia. Elementi a cui si deve aggiungere, ha sempre detto il deputato dell'Udc, l'assoluta esigenza che le nascenti autorità indipendenti dimostrino di essere effettivamente tali, ´per resistere alla tentazione sempre crescente da parte dei controllati di catturare i controllori'. Sul fronte del risparmio de Tilla ha chiesto che la riforma sia quanto più possibile incisiva, e ha messo in guardia dal rischio ´che si cambino le regole ma non il costume'. Successivamente la discussione è entrata nel merito della responsabilità civile degli avvocati e dei professionisti in generale. A illustrare l'evoluzione giurisprudenziale sul punto è stato Vincenzo Panuccio, ordinario di diritto commerciale all'università di Messina. In particolare è stato ricordato come i confini della responsabilità dell'avvocato nel corso degli anni si siano venuti progressivamente estendendo, con oscillazioni giurisprudenziali che attualmente espongono la categoria a grandi rischi. Se infatti la base della responsabilità dell'avvocato rimane fondamentalmente legata agli articoli 1176 (principio della diligenza professionale) e 2236 c.c. (responsabilità solo nel caso di dolo o colpa grave se la prestazione è di speciale difficoltà), le novità principali sono intervenute sul piano del nesso di causalità tra la condotta del legale e il pregiudizio per il cliente. Su questo punto, dopo una posizione di iniziale intransigenza del tutto sbilanciata a favore degli avvocati, la giurisprudenza ha poi ritenuto necessaria la ricorrenza di una ragionevole certezza che gli effetti di una diversa condotta del legale avrebbero evitato il danno per il cliente. Ma l'enorme difficoltà nel dimostrare il criterio della ragionevole certezza ha successivamente portato all'estensione del principio della perdita di chance, ovvero all'individuazione della responsabilità del legale nel momento in cui una sua diversa condotta avrebbe comportato non l'esclusione del danno, ma semplicemente maggiori chance che il pregiudizio non si sarebbe verificato. Un criterio, quest'ultimo, che è stato mutuato direttamente dalla giurisprudenza relativa alla responsabilità degli operatori medici e che sottopone la professione legale a rischi che necessitano di adeguata copertura assicurativa.



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