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Professioni: parola allo Stato

Il Sole 24 Ore, 25/03/2004

Lo Stato mette in chiaro le competenze sulle professioni in rapporto alla legislazione concorrente riconosciuta alle Regioni dall’articolo 117, comma 3, della Costituzione. L’esame di Stato e i requisiti per l’accesso, la disciplina sull’individuazione delle figure professionali intellettuali, l’organizzazione di Ordini e Collegi: sono alcune delle riserve fissate nello schema di decreto legislativo preparato dal ministro degli Affari regionali, Enrico La Loggia. I principi generali travalicano, comunque, la legislazione nazionale e "puntano" su Bruxelles. Infatti, allo Stato competono la disciplina della tutela della concorrenza e le deroghe consentite dal diritto comunitario a tutela di interessi pubblici costituzionalmente garantiti, le norme su riserve, tariffe e pubblicità. E, in nome dell’Europa, il decreto rompe un tabù e riconosce che ai fini della concorrenza, l’attività professionale è equiparata a quella d’impresa, fatte salve le norme specifiche. «Il Governo — spiega il ministro La Loggia — agirà su tre livelli. Il decreto legislativo nasce dalla legge 131/03 che delega il Governo a fare la ricognizione dei principi fondamentali sulle professioni. Si tratta perciò della fotografia dell’esistente; sulla base delle leggi vengono definite le competenze dello Stato e i confini per le Regioni, senza alcuna pretesa di restringere il campo delle Autonomie». Il decreto legislativo sarà esaminato dal Consiglio dei ministri prima di Pasquam, o subito dopo, con un pacchetto di altri nove provvedimenti: commercio estero, ordinamento sportivo, tutela della salute, sostegno all’innovazione e alle imprese, attività internazionale delle Regioni, banche regionali e servizi postali, protezione civile, governo del territorio e, probabilmente, porti e aeroporti civili. Quindi, — assicura il ministro — a distanza di qualche settimana toccherà ad altri cinque-sei provvedimenti. «Nei giorni scorsi — afferma La Loggia — si è svolto un incontro in sede politica tra i rappresentanti della maggioranza e abbiamo raggiunto una formulazione condivisa. A breve ci sarà anche la riunione con il Cup, il Comitato di Ordini e Collegi». Dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri inizierà un cammino articolato: due passaggi alla Conferenza StatoRegioni e due alle commissioni parlamentari, prima del sì definitivo. «Contiamo di farcela prima della scadenza della delega, ma se ciò si dimostrasse impossibile — spiega La Loggia — in Parlamento è già in discussione un provvedimento di proroga dei termini». Il secondo livello del piano di azione del Governo «è costituito dal disegno di legge che segnerà i nuovi principi in materia di professioni: il Ddl — afferma La Loggia — è il frutto di una lunga riflessione da parte della Giustizia, dell’Istruzione e delle Politiche comunitarie. Il testo è ormai pronto; decideremo nei prossimi giorni se il provvedimento verrà presentato sotto forma di emendamenti al progetto unificato all’esame della commissione Giustizia del Senato o come disegno di legge vero e proprio». Il Ddl — secondo il ministro — ridefinirà i principi fondamentali, con un passo indietro dello Stato a favore delle Regioni. Tu ttavia, questa "coabitazione" è destinata a cessare con la riforma costituzionale. «Da molte parti — conferma La Loggia — si auspica che la materia delle professioni ritorni tra quelle di competenza esclusiva dello Stato. Una posizione che mi trova d’accordo». In ogni caso, con il decreto legislativo lo Stato mette nero su bianco le sue "esclusive". Tra le principali, «la disciplina dell’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio delle professioni, nonché dei titoli e dei requisiti per accedervi, compresi la formazione professionale universitaria. Inoltre — precisa La Loggia — è competenza legislativa esclusiva dello Stato la disciplina sull’individuazione delle figure professionali intellettuali, sui profili e sugli ordinamenti didattici e sull’equipollenza dei titoli di cittadini Ue, stranieri o apolidi». Il decreto legislativo affronta anche la questione delle professioni sanitarie. «In linea con la sentenza 353/2003 della Corte costituzionale — preannuncia La Loggia — la loro individuazione, compresi i contenuti e i titoli per l’accesso per l’attivià professionale è riservata allo Stato».



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