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Riforma delle professioni: un testo lacunoso

Italia Oggi, 03/02/2004

L'Organismo unitario dell'avvocatura torna sulla riforma delle professioni bocciando il testo elaborato dalla commissione Giustizia del Senato: non hanno ascoltato i professionisti, hanno riproposto modelli superati, ignorando la formazione, eliminando le tariffe e sottovalutando la procedura per il riconoscimento delle associazioni non riconosciute. Morale, era molto meglio la bozza Vietti e il testo del Senato: «non può e non potrà essere considerato significativo ed espressivo della voce degli avvocati e dei professionisti italiani.

Scarso confronto e norme sbagliate. La proposta di Palazzo Madama, frutto dell'unificazione di molti progetti di legge (Ddl 691/S e 804/S), viene criticata dall'Oua, in primo luogo, per non essere stata concepita «attraverso il metodo del più ampio e trasparente confronto», come invece era accaduto con la commissione presieduta dal sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti. Il documento approvato dalla giunta dell'Oua lo scorso fine settimana a Genova (leggibile tra i correlati) entra, però, anche nel merito del Ddl, con una serie di contestazioni, a partire dalla «mancata salvaguardia della specificità delle professioni protette e tra esse di quella forense». L'Oua sottolinea «l'insufficiente richiamo» alla possibilità che la regolamentazione di dettaglio sia delegata ai singoli ordinamenti professionali».Poco apprezzata anche la «riproposizione di un modello ordinistico incentrato prevalentemente sul Consiglio nazionale, con il contestuale svilimento degli organi circondariali». Secondo l'Organismo unitario, questo meccanismo viene ripreso dall'originaria proposta del Comitato unitario delle professioni, che appare ormai superata dallo stesso Cup. Il documento critica l'abbandono della cosiddetta “giurisdizione domestica” che verrebbe «completamente annullata» affidando ad una sezione specializzata della Corte di appello, il giudizio «sulle impugnazioni avverso le decisioni dei Consigli nazionali e dei Consigli locali».Più in generale, si sottolinea la dettagliata disciplina riservata dal testo unificato del Senato al procedimento disciplinare, a fronte di quella «assai insufficiente e superficiale» prevista per l'accesso alle professioni, il tirocinio e la formazione, per citare solo alcuni degli «ulteriori fondamentali aspetti», sui quali la disciplina del Ddl appare all'Oua inadeguata.Lacune anche sulla figura del professionista dipendente e, soprattutto, in materia di riconoscimento delle associazioni professionali non regolamentate: «non si riscontrano previsioni che consentano di definire con chiarezza i limiti all'attività di queste ultime in rapporto alle attività riservate e tipiche delle professioni regolamentate». Traduzione: manca la garanzia che la consulenza legale professionale sia esclusiva di avvocati, notai e commercialisti. E a proposito di garanzie, l'Oua sottolinea la mancata previsione espressa nel Ddl dell'inderogabilità delle dei minimi tariffari, «anzi sembrerebbe non prevedere alcun minimo tariffario». Sul fronte tariffe, l'Oua ha anche approvato un altro documento, nel quale si chiede la rapida entrata in vigore delle nuove tabelle, ma anche un controllo maggiore da parte del Consiglio superiore della magistratura e dei capi degli uffici giudiziari, «affinché venga assicurata la corretta applicazione di tutti i principi di legge in materia». Nel documento si sottolineano le numerose segnalazioni arrivate dai fori locali «circa la persistente e diffusa disapplicazione delle tariffe forensi da parte degli organi giudicanti».Sui minimi tariffari qualche problema sembra esserci anche all'interno dell'avvocatura: «con sempre maggiore frequenza, clienti di primaria importanza, quali banche e compagnie assicuratrici, propongono ai legali di fiducia accordi derogativi dei minimi tariffari obbligatori». In questo caso, la richiesta di maggiore vigilanza, «anche attraverso appropriate indagini conoscitive» viene rivolta ai Consigli dell'Ordine.



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