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Professioni UE: si fa sul serio

Italia Oggi, 03/02/2004

Professioni, l'Europa fa sempre più sul serio. Mentre in Italia disegni di riforma delle professioni e progetti di riconoscimento delle associazioni professionali s'arenano in parlamento, nell'Unione europea prosegue l'iter della direttiva concernente il riconoscimento delle qualifiche professionali. Ed è già pronta la relazione finale in merito a tale proposta. Un testo ritenuto ´valido sotto diversi punti di vista' dal presidente della Lapet, Roberto Falcone. Già il principio dal quale ha avuto inizio la direttiva trova concorde l'associazione nazionale dei tributaristi. Occorre di sicuro, per la Lapet, e questo è l'obiettivo della direttiva Ue, un testo unico sulle professioni, per eliminare gli ostacoli alla mobilità professionale, dovuti proprio al fatto che ogni stato ha le sue norme in materia. Infatti, anche se continueranno a esistere direttive settoriali, la direttiva comunitaria dovrà rappresentare l'orientamento generale a cui fare riferimento. In essa, che però aspetta ancora di passare al vaglio del Parlamento europeo, compare una nuova terminologia. Non si parla più infatti di professioni regolamentate e non, ma di ´nuove professioni'. Nell'emendamento numero 33 all'articolo 2, paragrafo I, questo concetto viene ricalcato dall'indicazione ´libere professioni'. ´Una conquista', commenta il presidente della Lapet, ´dal momento che in una società ormai evoluta come la nostra, assurdo sembra ancora distinguere tra professioni regolamentate e non'.

L'idea di ´libere professioni' torna in diversi passi della relazione finale alla proposta di direttiva Ue concernente il riconoscimento delle qualifiche professionali. ´Promuoviamo a pieni voti la direttiva', ribadisce il presidente Falcone, ´specie per questo suo carattere innovativo, testimoniato anche dalla sostituzione delle autorità competenti con gli organismi competenti. Questi ultimi rappresentati dalle organizzazioni professionali attraverso il principio dell'autoamministrazione'. Autoamministrazione, ma anche cooperazione a più livelli. È giusto infatti che ogni gruppo professionale agisca in piena autonomia, ma l'obiettivo finale della direttiva resta comunque quello di avviare una più stretta collaborazione tra rappresentanti delle professioni e Commissione Ue, nel senso di un orientamento madre che organizzi in maniera globale il riconoscimento europeo delle qualifiche professionali. E non solo. La direttiva europea esprime anche la necessità di una collaborazione tra gli ordini professionali e gli organismi analoghi competenti (in sostituzione delle autorità) al fine di agevolarne la sua applicazione. Di qui l'idea di istituire due comitati per il riconoscimento delle qualifiche professionali. Uno per le categorie professionali, già rientranti nelle direttive settoriali, l'altro per il resto delle categorie. ´A tal proposito', dichiara la Lapet, ´sarebbe necessario armonizzare le condizioni minime di formazione al fine del riconoscimento automatico dei titoli di formazione. Importante in questi comitati saranno senz'altro i rappresentanti delle associazioni professionali'. Qualora questa direttiva dovesse superare il giudizio, tutti gli stati membri dovranno recepirla. ´Le carenze amministrative o le clausole ostative da imputare allo stato membro', spiega Falcone, ´non devono autorizzare a proroghe nel recepimento della direttiva', che prevede anche l'istituzione di piattaforme comuni per la definizione e l'attestazione del livello di competenza adeguato all'esercizio della professione nell'ambito delle associazioni europee o nazionali di categoria. Nella direttiva, la competenza professionale assume un valore fondamentale, dal momento che l'obbligo di notifica alla Commissione e agli stati membri ´apre la strada affinché l'Italia riconosca l'attestato di competenza da rilasciare a cura delle associazioni professionali riconosciute'. La direttiva, cercando di sviluppare al massimo la mobilità dei servizi professionali, in presenza di idonei titoli e competenze, è in coerenza con la giurisprudenza in materia della Corte di giustizia. E prevede anche idonee misure di compensazione atte a consentire al richiedente l'esercizio della professione nello stato ospitante.

Un segnale dell'omogeneizzazione su base Ue è la creazione della Consulta europea delle professioni intellettuali, in grado di istituire un forum di dialogo permanente tra istituzioni comunitarie e organismi professionali e una banca-dati finalizzata a rilevare la mobilità dei professionisti in Europa. ´Ci torna in mente', ricorda Falcone, ´il progetto avviato diversi anni fa dal Cnel, attuato proprio attraverso una banca dati prima e per mezzo della Consulta poi'.

La direttiva europea resta aperta a nuove idee e contributi provenienti dall'esterno, che saranno specificati nella relazione biennale sullo stato di applicazione della direttiva. Per la Lapet, ´l'idea di lasciare sempre aperta la porta rafforza le posizioni europee in merito alla determinata volontà di riconoscere le qualifiche professionali e alla mobilità dei professionisti. Peccato', conclude Falcone, ´che finora neppure una parola sia stata spesa per commentare la relazione alla proposta di direttiva, nonostante l'importanza delle attività intellettuali vanti un riconoscimento internazionale. Dal Consiglio di Lisbona, a marzo del 2002, è infatti emerso che la forza della futura Europa sarà fondata proprio sulla conoscenza'.



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